La partnership tra Mattel e OpenAI solleva entusiasmi e dubbi. È davvero sicuro far parlare l’intelligenza artificiale con i bambini? 

Mattel, storico colosso del settore, ha annunciato una partnership con OpenAI per integrare l’intelligenza artificiale nei suoi brand più iconici. Il primo esperimento potrebbe essere proprio lei: Barbie, capace di sostenere conversazioni in linguaggio naturale. Ma dietro l’entusiasmo per questa novità tech, si nascondono domande importanti sulla privacy dei più piccoli e sulla sicurezza dei dati

Mattel, nel comunicato ufficiale, parla di una collaborazione pensata per “supportare prodotti ed esperienze IA” e “reimmaginare il modo in cui i bambini giocano”. Ma non tutti sono entusiasti. 

Secondo alcuni esperti, come Robert Weismann di Public Citizen, si corre il rischio di trasformare il momento del gioco in un’occasione di sorveglianza non consapevole

Oltre alla privacy, anche lo sviluppo cognitivo e sociale dei più piccoli entra in gioco. Una bambola che risponde sempre, che non sbaglia mai e che sembra “capirti” potrebbe sostituirsi a dinamiche più umane, come la relazione con i coetanei o con gli adulti. 

Il dibattito è aperto: tra innovazione e responsabilità, sarà fondamentale definire limiti, età consigliate e trasparenza d’uso. Le nuove generazioni vivono immerse nella tecnologia, e proprio per questo hanno bisogno di strumenti per comprenderla, interrogarla e usarla in modo consapevole ed etico, affinché non siano solo utenti passivi ma cittadini digitali consapevoli. Dobbiamo offrire loro gli strumenti per capire, scegliere e – perché no – anche creare. 

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